segunda-feira, 6 de fevereiro de 2012

Quando l'amore fa male



Quando l'amore fa male

Un cospicuo numero di donne in età fertile prova dolore durante i rapporti sessuali. Ne parliamo con Fabrizio Quattrini, Presidente dell'Istituto Italiano di Sessuologia Scientifica, che ci spiega come uscirne Di Ilaria Amato


La legge della natura non è uguale per tutti. Per qualcuno il sesso non è direttamente proporzionale al piacere, infatti un cospicuo numero di donne in età fertile - il 15% - prova dolore durante i rapporti sessuali (fino al 33-45% in post-menopausa). C’è chi ne soffre da sempre e chi inizia a farlo dopo un evento traumatico, chi solo in alcune situazioni e chi con un determinato partner. Tutte – invariabilmente - smettono di fare l’amore. La frustrazione di trovare sofferenza dove cercavano piacere è spesso insostenibile, sentirsi non legittimate a quel momento e incapaci di soddisfare il desiderio dell’altro è talmente avvilente che si smette di provarci e, soprattutto, di parlarne. «Il problema è che si pensa che la sessualità sia qualcosa che accade per magia, ma a volte bisogna passare attraverso una maggiore consapevolezza di sé per metterla in moto» conferma Fabrizio Quattrini, Presidente dell'Istituto Italiano di Sessuologia Scientifica. Quello che conta è prendere atto del problema e cercare la soluzione con l’aiuto di un esperto. Il dottor Quattrini ci spiega perché si prova dolore durante i rapporti sessuali e come se ne può uscire.

In che cosa consiste il disturbo?
«Se si prova dolore all’inizio dei rapporti si parla di vaginismo, mentre se si sente male durante il rapporto sessuale si parla di dispareunia».

Come si distinguono?
«Il vaginismo è più di carattere emotivo: al momento del rapporto la donna contrae i muscoli che circondano la vagina e quindi si ha difficoltà nella penetrazione. Si tratta di una vera e propria resistenza, un’avversione alla sessualità»

Quali sono le cause?
«Possono essere di varia natura: può entrare in ballo il vissuto personale, i condizionamenti sociali oppure la paura dell’uomo, il cui pene viene visto come un’arma da cui la donna non può difendersi perché si sente in posizione passiva al momento della penetrazione».

Il dolore nei rapporti è un problema solo femminile?
«Nei casi di vaginismo sì, mentre la dispareunia può riguardare sia uomini che donne».

In che cosa consiste la dispareunia?

«E’ un disturbo più di carattere medico che può essere dovuto a una flogosi a livello del tratto urinario e si manifesta prima con un fastidio e poi un grosso dolore al momento dell’orgasmo».

Quanto è disposta a chiedere aiuto una coppia che incontra questo tipo di problemi?

«Rispetto a dieci anni fa oggi c’è maggiore apertura e ci si rivolge più spesso a uno specialista. In media si decide di farsi aiutare dopo pochi mesi che si inizia a soffrire di disturbi di questo tipo, ma spesso passa anche qualche anno prima che si ammetta che c’è bisogno di un intervento esterno».

Il dolore durante i rapporti è qualcosa che si prova da sempre e con qualsiasi partner o è qualcosa che varia?
«Dipende, può esserci una diagnosi primaria per cui il problema si presenta ogni volta che si hanno rapporti; oppure si può avere una diagnosi secondaria per cui il disturbo si presenta in un momento particolare della nostra vita, spesso in seguito a un avvenimento traumatico. Può essere un lutto non risolto o un caso di violenza in cui la donna tende a chiudersi in se stessa, o dopo una delusione o una separazione, e in questo caso il problema si presenta con il partner successivo. Inoltre il disturbo può essere di tipo totale se si presenta in ogni situazione sessuale, o situazionale, se si manifesta esclusivamente in alcune situazioni o con uno certo partner soltanto».

Come si guarisce?
«Il primo passo è rendersi conto di aver bisogno di aiuto perché spesso non si dà importanza alla sessualità e alla disfunzione. Poi ci si rivolge agli esperti: si può fare un controllo ginecologico per capire se ci sono infiammazioni o qualcos’altro che non va. Nel caso del vaginismo si scoprirà che nel nostro corpo non c’è nulla che non funziona. E allora ci si rivolge a un sessuologo per lavorare sulle cause psicologiche. In realtà sarebbe molto più semplice e veloce rivolgersi direttamente a un sessuologo per entrare in contatto con la problematica subito e quindi risolverla prima».

Ma per una donna è molto più semplice andare dal ginecologo che dal sessuologo…
«Sì, questo è un problema di informazione e culturale, l’Università dell’Aquila dove insegno è stato il primo ateneo italiano a istituire un corso di laurea in sessuologia. E parliamo di solo un anno fa».

Perché è preferibile andare da un sessuologo?
«Perché permette di vagliare sia l’aspetto organico che psicologico, affiancando i due percorsi e quindi riducendo l’ansia che gli esami medici potrebbero alimentare».

Quando tempo ci vuole per risolvere un problema di vaginismo?
«Dai 6-8 mesi a un anno dal momento in cui mi rivolgo a uno specialista con un approccio cognitivo-comportamentale, poi ovviamente tutto dalla coppia e dalla situazione».
(14 gennaio 2012)


http://d.repubblica.it/argomenti/2012/01/14/news/sessualit_dolore-750887/

Cada cuatro minutos una niña sufre ablación genital en el mundo





Una niña es sometida a la ablación genital en Mauritania. /ANA Amnistía Internacional calcula que 135 millones de mujeres ya han sido mutiladas y la cifra aumenta en dos millones cada año, según sus informes. La Organización Mundial de Salud, en cambio, habla de tres millones anuales.

Amnistía Internacional calcula que 135 millones de mujeres ya han sido mutiladas

La cifra se engrosa cada año aunque no hay un motivo religioso para ello


Rosa Negre, subinspectora de los Mossos d'Esquadra, explica que una de las razones para justificar esta tradición es el compromiso familiar. Recuerda que durante una inspección un padre de familia le dijo: Yo te digo que mi hija nació en Cataluña y que acá no será mutilada, pero al regresar tengo que pedirle permiso para a mi padre para no mutilar.
Otro caso, cuenta, es el de una mujer que temía que su madre considerara una traición el oponerse a su deseo de mutilar a su bebé. Esto sin contar, además, que algunas comunidades africanas mantienen creencias como que si no se realizada una ablación las mujeres pueden estropear los alimentos al tocarlos o matar al bebé el parto.

En 28 países africanos continúa la práctica
Susanna Oliver, directora de proyectos de World Vision España y responsable del proyecto de la lucha contra la ablación en Mali, dice que los avances para evitar las operaciones son lentos. Hasta ahora, luego de seis años de la aplicación de programas en Kenia el resultado ha sido que 400 familias dejen esta práctica. Las actividades han incluido un programa de información, impulso en el cambio de legislaciones y entrega de microcréditos a las comadronas que ejecutan estas operaciones.
Sin embargo, el saldo se mantiene en contra. Oliver subraya, por ejemplo, en las 100 comunidades de Mali en las que trabajan el 94% de las niñas sufren de esta clase de ablación por iniciativas de sus madres. Allá los cambios, dice, debe impulsarse también desde la ley, pues en el país solo se prohíben las mutilaciones genitales femeninas en los centros de salud.
Bombo N’dir, senegalesa y vicepresidenta del Equipo de Sensibilización contra las mutilaciones genitales femeninas (EQUIS), explica que en España la cantidad de ablaciones practica por los migrantes africanos a sus hijas es una cifra controlada porque hay una legislación que lo pena, pero no significa un seguro para las mujeres. Actualmente, incluso en cortos viajes a sus países de origen se realizan las operaciones.

Las niñas pueden desangrarse o adquirir infecciones
La preocupación de N´dir se incrementa con la posibilidad de que los migrantes regresen a sus países debido a la crisis. En ese caso, menciona, es muy probable que las mujeres tengan que se mutiladas, porque si no son consideradas “impuras, con tendencia a la promiscuidad” o puede evitar que “consigan marido”.
Negre dice que aún en las familias que han realizado compromisos con la policía catalana se han reportado casos en los que al regresar de un viaje las niñas tienen mutilaciones. Esto pese a saber que desde el 2003 es un delito penal y desde el 2005 las mutilaciones en niñas residentes o ciudadanas españolas también son perseguidas aún si fueron realizadas fuera de España.
Sin embargo, resalta que después de los trabajos que ha realizo la institución, junto a los médicos y las distintas organizaciones que socializan el tema se han conseguido que las migrantes de comunidades practicantes de la ablación sometan la tradición a un debate tomando en cuenta los riesgos en la salud de las niñas. Estos van desde desangrarse o adquirir infecciones al momento de la operación, sentir dolor al tener relaciones sexuales e incluso problemas en el parto por los tejidos que quedan como cicatrices
Lorena Cobas, responsable de emergencias de Unicef en España, cree que África el tema ha tenido una evolución positiva. Según los datos de la organización al menos 6.000  comunidades en 12 países han declarado que no promueven la mutilación genial. Eso, señala, se muestra en el cambio de sus legislaciones, además de la mejora en la participación de las mujeres en la sociedad al recibir mayor educación y derecho a decidir.

O que o Viagra não resolve


06/02/2012 | EDITORIAL
O tratamento da disfunção erétil à base de citrato de sildenafila pode ter um efeito colateral perigoso para o homem, que é torná-lo ainda mais displicente com a saúde
Notícia publicada na edição de 06/02/2012 do Jornal Cruzeiro do Sul, na página 3 do caderno A - o conteúdo da edição impressa na internet é atualizado diariamente após as 12h.
Patenteado em 1996 pela empresa farmacêutica Pfizer e vendido no Brasil a partir de 1999, o Viagra (citrato de sildenafila) tem sido apontado, frequentemente, como agente de uma revolução na sexualidade masculina - e, por consequência, na vida sexual e afetiva dos casais -, ao combater com grau de efetividade bastante satisfatório (estudos otimistas falam em 80% dos casos) um dos problemas que afligem os homens desde tempos imemoriais: a dificuldade de conseguir ou de manter uma ereção. 

Para uma sociedade acostumada a buscar soluções mágicas nas farmácias, não poderia ter havido notícia melhor. De repente, anos de pesquisa sobre as causas físicas, psíquicas e comportamentais da disfunção erétil e calhamaços de estudos sobre sexualidade humana foram colocados de lado, pois a solução se apresentou - a custos elevadíssimos, é verdade - na forma de algo que não exige altas reflexões existenciais nem mudança de hábitos ou atitudes. Basta ingerir a já icônica pílula azul e esperar os resultados.

É indiscutível a importância do Viagra, e o uso do termo revolucionário, embora um pouco exagerado, não parece propriamente injusto para um medicamento capaz de oferecer uma resposta rápida e satisfatória para problema tão aflitivo. O Viagra prolongou a vida sexual do homem de maneira relativamente segura e o tornou mais confiante, poupando-o dos sofrimentos causados por aquilo que os estudiosos chamam de "síndrome da performance" - em outras palavras, o medo de falhar.

Não se deve perder de vista, no entanto, que a disfunção erétil pode ser decorrência de problemas de saúde mais ou menos graves, que os homens tendem a negligenciar totalmente na medida em que seja possível contornar seu efeito mais inconveniente, a impossibilidade de manter relações sexuais, com a ingestão de uma pílula. 

No momento em que a versão genérica do fármaco torna o tratamento mais barato (como registrou o caderno ELA, deste jornal, na sexta-feira passada), é importante que a população seja alertada sobre aquilo que o citrato de sildenafila não resolve. O Viagra e seu genérico não são - nem pretendem ser - uma resposta global para os problemas físicos, psicológicos e comportamentais que estão na origem da impotência sexual masculina.

O ser humano e seus parentes primatas são os únicos que não possuem próteses naturais de osso, tecido fibroso ou cartilagem para manter o pênis ereto, revela o interessante livro da jornalista Sílvia Campolim, "O Sexo Depois do Viagra" (Ediouro, 2005). "O mecanismo que permite ao órgão masculino expandir e retrair em presença de um desejo real ou fantasia erótica é um prodígio de engenharia hidráulica", destaca a autora. O cérebro, o sistema cardiovascular e o sistema nervoso central estão diretamente envolvidos nessa delicada engenharia.

A pesquisadora prossegue: "As artérias que participam do processo, drenando e retendo o sangue dentro do pênis são finíssimas, têm mínimos 0,4 milímetros de diâmetro, portanto, muito vulneráveis a danos." Doenças cardiovasculares, diabetes, alimentação inadequada, uso de medicamentos, consumo excessivo de álcool e de cigarro, associados ou não a fatores psíquicos como ansiedade e estresse, interferem em maior ou menor grau na irrigação sanguínea e nos mecanismos que retêm o sangue no interior do pênis, assegurando a ereção. 

Mesmo com seu benefício inegável, o tratamento da disfunção erétil à base de citrato de sildenafila pode ter um efeito colateral perigoso para o homem, que é torná-lo ainda mais displicente com a saúde. Para uma vida verdadeiramente saudável, não basta tomar a pílula azul. É preciso buscar a saúde física e mental com um estilo de vida diferente, longe dos vícios e exageros tão comuns no homem de hoje. Essa sim - a busca da saúde integral -, seria uma grande revolução.

domingo, 5 de fevereiro de 2012

A turma do Viagra


13/12/2010 - 15:12 - ATUALIZADO EM 09/09/2010 - 17:46
A turma do Viagra
Um ano depois de lançada, a pílula que mudou o modo de encarar a impotência sexual é consumida por multidões de brasileiros
ROGÉRIO DAFLON
Casados há três anos, o engenheiro Wilson e a professora Márcia tiveram a primeira relação sexual só em fevereiro passado. Ele com 39 anos, ela com 37, ambos continuaram virgens porque Wilson, ansioso e inexperiente, não conseguia uma ereção completa. Os problemas psicológicos vinculados à longa espera ainda são tratados no divã do analista. Mas a angústia foi sensivelmente abrandada com a providencial ajuda de um agente externo: o Viagra. Wilson precisou de 50 miligramas do remédio, contidas num comprimido, para acabar com o drama que minava sua auto-estima e punha em risco o casamento. "Nunca conseguia ir até o fim", recorda. Para consumar o sexo com a parceira, passou a ingerir a dose de confiança embutida no pequeno losango azul. Seis meses depois da primeira vez, eles ensaiam uma vida sexual sem aditivos. "Já consegui em algumas ocasiões", diz Wilson, que recorre ao Viagra pelo menos uma vez por semana.

Tomar a pílula uma hora antes do ato sexual é um ritual que vai se incorporando à rotina de multidões crescentes de casais desde abril de 1998, quando o Viagra desembarcou nas farmácias dos Estados Unidos. Lançado no Brasil em junho, transformou-se rapidamente numa espécie de intruso nos relacionamentos - para o bem e para o mal. E causou impacto suficiente para ganhar status de medicamento revolucionário. "Nunca um remédio provocou mudanças tão grandes com essa rapidez", diz a psiquiatra Carmita Abdo, coordenadora do Projeto Sexualidade, da USP .

Confrontado com a também revolucionária pílula anticoncepcional, surgida no início da década de 60, o Viagra leva vantagem: enquanto a pílula bloqueia um fenômeno fisiológico para impedir a gravidez, o primeiro remédio oral contra a impotência recupera uma função que para muitos homens se perdera havia anos. O tema ainda é tabu. Wilson e Márcia, os personagens que abrem esta reportagem, aparecem com nomes trocados. Falaram a Época sob a condição de não ser identificados. É uma forma de proteção contra os preconceitos que ainda cercam o assunto. O Viagra, no entanto, conseguiu levar a discussão sobre impotência para a sala de visita e para a mesa de bar. Falar do pênis, e de sua fisiologia, deixou de ser motivo de chacota. Para 93% dos especialistas brasileiros ouvidos numa pesquisa realizada pelo laboratório Pfizer, fabricante do produto, um dos efeitos positivos do Viagra foi a abertura de espaço para o debate sobre a "disfunção erétil". Mas a maioria ainda recorre ao segredo - e o hábito é sonegado até mesmo à parceira de cama. 

Devoto da discrição, o engenheiro carioca M.C.C., 39 anos, enfrentou dificuldades para esconder um dos efeitos colaterais do comprimido ao ingeri-lo pela primeira vez. "Meu rosto ficou muito vermelho e todos no trabalho queriam saber a razão", relata o carioca, que só no final do expediente foi ao encontro da namorada. Valeu a pena o constrangimento. "Transamos três vezes naquela noite", festeja. As estatísticas - somadas às evidências de que cresce em progressão geométrica o comércio clandestino de pílulas - mostram o sucesso do Viagra. 

Ao longo dos 12 primeiros meses de comercialização no Brasil, 5 milhões de relações sexuais podem ter sido movidas, real ou psicologicamente, à base de sildenafil, nome do princípio ativo da droga. Na ponta do lápis, isso significa que foram vendidas 13.698 unidades por dia, ou 570 por hora, ou 9,5 por minuto. Nos Estados Unidos, os médicos prescreveram 9 milhões de receitas, que somaram 72 milhões de pílulas vendidas no primeiro ano. Essas são as cifras oficiais. É impossível recensear a multidão de brasileiros que se abastecem com cartelas vendidas sem receita por médicos que as recebem diretamente do laboratório. 

Também não há como mensurar os consumidores de pílulas trazidas por amigos e parentes dos EUA, onde é possível comprá-las sem maiores exigências nas drogarias. Por trás dessa movimentação intensa, multiplicam-se histórias de gente que convivia com o fantasma da impotência ou amargava casamentos sem sexo. Segundo pesquisas realizadas pelo laboratório Pfizer, o Viagra tem se mostrado eficaz em 85% dos casos de disfunção erétil leve ou moderada. Trata-se de uma ótima notícia para uma parcela expressiva da população masculina. 

O estudo mais completo sobre impotência, realizado pela Universidade de Boston, nos EUA, aponta para uma altíssima incidência do problema: 52% dos americanos com mais de 40 anos sofrem de algum tipo de disfunção sexual. No Brasil, por enquanto, não há nenhum estudo similar. É ilusório imaginar que o Viagra funcione como um remédio mágico - sem contra-indicações - que remove qualquer obstáculo no caminho da ereção. Foram detectados novos efeitos colaterais provocados pelo produto, além das dores de cabeça e náusea previstas na bula. O Viagra também expõe fragilidades que rondam relações amorosas. "Ele tem uma ação muito específica. Dá resposta a um problema físico, mas não aos de ordem afetiva", diz a psicanalista Magdalena Ramos, coordenadora do Núcleo de Casal e Família, da PUC-SP. "O Viagra é um paliativo para o desinteresse em relações prolongadas e esgotadas", constata o andrologista Joaquim de Almeida, da Universidade Federal de São Paulo. 

Auto-estima em alta O sucesso dos remédios conhecidos como "lifestyle drugs", as drogas do estilo de vida 

Propecia 
Anunciado como a cura da calvície, o Propecia, da Merck, fechou seu primeiro ano no Brasil, em maio passado, com faturamento superior a US$ 7,4 milhões, o equivalente à venda de 151 mil caixas. Mais de 30 mil homens já haviam provado o remédio, o primeiro tomado por via oral para o problma. Em testes clínicos, a "pílula da calvície" funcionou em 86% dos pacientes cujos fios de cabelo do vértice - a popular coroa de frade - estavam tornando-se escassos.
Preço: R$ 80 (caixa com 30 pílulas) 

Xenical
Lançado no início do ano, foi recebido como a redenção dos gordinhos. A droga, a primeira a combater a obesidade sem afetar o sistema nervoso, elimina 30% da gordura ingerida, transformada em bolo fecal. Mas os pacientes não estão livres de sacrifícios como a prática de exercícios e a contenção à mesa. No primeiro mês no país, foram vendidas 285 mil caixas. Em seis meses, o faturamento mundial foi de US$ 253 milhões. 
Preço: R$ 107 (caixa com 42 pílulas) 

Prozac 
Chegou às farmáciasem 1987, produzidopelo laboratório Eli Lilly. É um antidepressivoque atuacomo inibidor de serotonina, neurotransmissor associado à depressão. Mais de 25 milhõesde pessoas já experimentaram o Prozac, um dosmais vendidos em todo o mundo.No primeiro ano, as vendas chegarama US$ 130 milhões. Hoje, superam US$ 1,6 bilhão ao ano. 
Preço: R$ 64 (caixa com 28 pílulas)


Os especialistas são explícitos: se não houver desejo sexual, o Viagra não produzirá efeitos satisfatórios. Quando o homem é estimulado sexualmente, o cérebro envia sinais que provocam a liberação do óxido nítrico. Essa substância acelera a produção de outra, o GMP cíclico, que dá início à ereção. O Viagra só trabalha desse momento em diante. A suspeita de que o Viagra seria o combustível para a proliferação descontrolada de casos de infidelidade materializou-se apenas parcialmente. "Casamentos marcados pelo ressentimentos e pela hostilidade poderão acabar se o homem se sentir encorajado para novas conquistas", avalia o psicoterapeuta Moacir Costa, que em outubro lançará o livro A Pílula do Prazer. 

"A pílula não substitui a capacidade de amar e de formar vínculos", conclui Costa. "Não cura a impotência da alma." Em contrapartida, um grupo considerável de brasileiros, particularmente entusiasmados com o alto índice de eficácia, vislumbrou no Viagra utilidades insuspeitadas em outros países. Muitos consumidores o transformaram no afrodisíaco da hora, outros tantos o promoveram a talismã. "Só de levá-lo no bolso alguns homens funcionam", diz o urologista Celso Gromatzky, do Hospital das Clínicas, de São Paulo. 

Revolução feminina O primeiro ano do anticoncepcional 

A pílula anticoncepcional começou a ser vendida nos Estados Unidos em 1960 e chegou ao Brasil após um ano. Logo depois de lançado, o medicamento enfrentou forte resistência de setores da sociedade. A Igreja o condenou (e não mudou de posição até hoje). Os médicos encararam a novidade com desconfiança. No Brasil, a legislação impedia que a pílula fosse apresentada como método contraceptivo. Para contornar o impasse, os laboratórios rotularam a pílula de produto para regularizar o ciclo menstrual. "Os médicos mais velhos negavam-se a prescrever o remédio para suas pacientes", lembra Gladis Éboli, gerente de comunicações corporativas da Schering do Brasil. "Argumentavam que era uma interferência nas leis de Deus."


Em suas mil e uma novas utilidades, a pílula azul serve também para aplacar a ansiedade de quem sofre de ejaculação precoce. Os garotões apelam para o remédio, melhoram a performance e, claro, levam a fama. Até mulheres se juntaram à legião de adeptos. Nem o tempo longo de espera para que o efeito se manifeste desencoraja os usuários. Eles invocam a conhecida comparação com um passeio pela DisneyWorld: duas horas na fila para dois minutos de prazer. Não é bem assim. Multiplicam-se relatos dando conta de quatro, cinco horas de ereções, depois dos 60 minutos regulamentares de espera. Nas intermináveis raves, em Londres, o comprimido é mais um ingrediente dos coquetéis químicos que embalam festas. Associado ao Ecstasy, vira uma bomba. Menos explosivo é o consumo, pelos italianos, do sorvete azul, que contém o remédio em sua receita. Em alguns restaurantes parisienses, o Viagra virou tempero de pratos requintados. O Ministério da Saúde francês acabou com a alegria. No Rio de Janeiro, uma confeitaria chegou a vender tortas de Viagra, mas a Vigilância Sanitária proibiu a comercialização do sexo culinário. 

Precursor do uso do Viagra no Brasil - foi um dos primeiros a admitir publicamente o consumo do comprimido azul -, o jornalista gaúcho Paulo Sant'Ana, colunista do jornal Zero Hora, proclama aos 60 anos que o medicamento representa o maior avanço da ciência neste fim de milênio. "É o remédio mais espetacular já inventado", resume. "Devolve a segurança ao homem e provoca felicidade nas mulheres", argumenta o jornalista, que gosta de se auto-intitular "machão". Tanto entusiasmo repercutiu nas páginas da revista americana Newsweek, que reproduziu um artigo escrito por Sant'Ana. 

Em abril do ano passado, ele foi apresentado ao Viagra por um amigo que trouxera dois comprimidos dos Estados Unidos. "Como não me acontecia há 20 anos, depois do orgasmo permaneceu intacta a minha função erétil", revelou aos leitores. A euforia masculina nem sempre é partilhada com as parceiras. Uma das boas piadas em torno do medicamento é a que trata do primeiro caso de overdose de Viagra: um homem tomou 12 pílulas e a mulher morreu. Surpreendentemente, maridos impotentes às vezes são bem-vindos. "Eles fazem o tipo bonzinho e tentam realizar tudo o que a mulher quer para compensar a falta de ereção", explica a psicóloga Luiza Pires, coordenadora do ambulatório masculino do SOSex, mantido pelo Instituto Kaplan, em São Paulo. 

Nesses casos, a mulher desestimula o uso do Viagra para manter o controle da relação. Como pretexto, invocam o preço do medicamento: uma caixa com quatro cápsulas custa em torno de R$ 60. Especialistas acreditam que, para mulheres sexualmente saudáveis, o Viagra foi um prêmio: elas reconquistaram um parceiro efetivo. A secretária paulista Cássia, de 35 anos, incentivou o marido, Ivan, de 45, a experimentar a novidade. "Antes, ia para a cama com um velho de 80 anos", informa. Encontrada a resposta para o problema físico, é a vez das causas psicológicas. É o que aconselha o psicólogo Oswaldo Rodrigues Junior, do Instituto Paulista de Sexologia. 

"Muitos pacientes estão usando o Viagra para conhecer os seus limites emocionais e para entender melhor o próprio desejo", enfatiza Rodrigues, para quem a maioria confunde ereção com desejo. O Viagra ajuda a compreender a diferença, pois só funciona se houver libido. O medicamento também pode induzir a novos temores. Um deles é o medo à dependência. Outro é valorizar exageradamente a ereção, em detrimento da sedução e do afeto. "O Viagra é um ótimo aditivo, quando o motor e o motorista são bons", ressalva Rodrigues. 

Homens na faixa dos 35 anos submetidos ao estresse rotineiro recorrem ao Viagra para prevenir eventuais fracassos. Afinal, por trás da curiosidade existe um batalhão de inseguros. O engenheiro Carlos, 33 anos, faz uso recreativo do Viagra desde seu lançamento. Casado há dez anos, não o dispensa nas aventuras extraconjugais. "Uso para me garantir", admite. Sob o efeito do Viagra, diz ter quatro relações sexuais numa noite. A ressaca é forte. Passa as 24 horas seguintes com enxaqueca. No momento, testa o Vasomax, outro vasodilatador recém-lançado. O entusiasmo por novos medicamentos é condicionado pela ressalva: "Nenhum deles substitui uma boa mulher". 

O Viagra acabou estimulando a busca imediata do tratamento adequado. Antes, os homens levavam em média quatro anos para buscar ajuda. Hoje, pacientes buscam auxílio ao primeiro sinal de impotência. O uso de pílulas nada tem de assustador, ao contrário das traumáticas opções anteriores: injeções no pênis ou próteses. "Hoje só é impotente quem quer", diz o urologista Celso Gromatzky. Seu colega carioca Jaime Toledo, 48 anos, constata uma sensível diminuição na procura por próteses. Casos especialmente graves talvez encontrem alento no best-seller alemão Mulher Solteira Procura Homem Impotente para Relação Séria, da jornalista Gaby Hauptmann. Já foram vendidos 3 milhões de exemplares do livro sobre uma mulher de 30 anos, bem-sucedida, que procura um casamento sem sexo. "Não estou contra o sexo, mas contra as atitudes masculinas diante do sexo", apregoa a autora. Carmen Legg, a protagonista da história, encontra seu par perfeito em David, homem lindo, encantador, inteligente - e impotente. No epílogo da narrativa, porém, ela tenta transformá-lo num super-homem potente. Ela poderá recorrer ao divã. Ele poderá encontrar a solução do problema na farmácia da esquina. 

Verdades e mentiras do losango azul As dúvidas mais comuns sobre o funcionamento do Viagra 

Nos Estados Unidos, nos últimos 12 meses, pelo menos 70 pessoas que tomaram o remédio e tinham problema de coração morreram. O Viagra é um risco à saúde de alguns pacientes?
Não, mas pessoas que estão tomando drogas à base de nitrato (Isordil, Sustrate e Monocordil) não podem ser medicadas com Viagra. A ingestão conjunta das duas drogas pode ocasionar queda de pressão arterial intensa, levando ao enfarte e a outros problemas circulatórios. 

A droga também funciona com mulheres?
Até hoje, nenhum trabalho mostrou de forma conclusiva que o Viagra melhora a resposta sexual da mulher. Sabe-se, porém, que ele eleva a irrigação clitoriana. 

Há homens que sofrem de impotência em virtude de outros problemas físicos. O Viagra funciona com uma pessoa que não tem ereção por ter sofrido uma lesão na coluna, por exemplo?
O medicamento pode ajudar certos homens com esse problema, principalmente quem teve lesão medular alta. Na fase de testes, 80% dos homens com lesões na coluna tiveram êxito com o Viagra contra 68% dos hipertensos e 43% dos que fizeram cirurgia de próstata. 

O Viagra funciona sem desejo sexual, ou sem que haja atração entre os parceiros? 
Não. O Viagra depende do estímulo sexual e por isso é preciso ter desejo. Ele não leva à ereção. Funciona como um facilitador e prolongador da ereção. A droga age bloqueando uma enzima (PDE5) que impede o relaxamento dos músculos dos corpos cavernosos do pênis, o que é indispensável para a ereção. Mas para isso ocorrer é preciso que haja um estímulo vindo do cérebro. Sem desejo, nada feito. 

Um homem saudável que tome Viagra terá ereções mais prolongadas e firmes?
O uso recreativo, para quem tem ereções normais, não deve ser estimulado. Há pessoas que têm graus mínimos de perda da ereção durante a relação sexual. Para elas, a droga apresenta bons resultados. 

Pode-se tomar o medicamento mais de uma vez por dia?
Não é recomendável que seja tomada mais de uma dose diária, sob risco de os efeitos colaterais (náusea, enxaqueca e vermelhidão) ser potencializados. Nunca faça automedicação. Somente o médico sabe qual é a dosagem adequada para cada caso. 

Quem ingerir duas pílulas em lugar de uma terá ereção duas vezes mais firme e com o dobro de duração?
Não, o efeito não é proporcional à dosagem. A dosagem é prescrita de acordo com as características da disfunção erétil do paciente.
 

Consultoria dos urologistas Sidney Glina e Eric Wroclawski e do cirurgião vascular Carlos Augusto Araújo Pintohttp://revistaepoca.globo.com/Revista/Epoca/0,,EMI170025-15228,00-A+TURMA+DO+VIAGRA.html

sábado, 4 de fevereiro de 2012

“Tesômetro” criado por cientistas tenta explicar por que as mulheres perdem o interesse no sexo mais rápido que os homens


02/02/2012 | 15:00 | LUCIANA VICÁRIA



Os homens mantêm o desejo sexual nas alturas mesmo em relacionamentos duradouros. Já as mulheres vão perdendo o tesão mês a mês. Essa é a conclusão de uma pesquisa publicada esta semana no Journal of Sex & Marital Therapy. Para chegar a esta polêmica afirmação os pesquisadores americanos Sarah Murray e Robin Milhausen criaram um modelo chamado índice de função sexual, uma espécie de tesômetro, e acompanharam casais ao longo de sua vida conjugal.
Boa parte das mulheres relataram perda de desejo ao longo do tempo. Os homens não. Embora controverso, o estudo dá uma explicação evolucionária para a constatação: os homens precisariam manter o desejo sexual em alta para perpetuar a espécie, enquanto as mulheres teriam tarefas mais importantes com o passar dos anos, como se dedicar à prole. Uma rápida passada pelos últimos estudos sobre desejo sexual humano mostra que existem mais dúvidas do que certezas nesse campo. O que se sabe até agora é que os hormônios estão longe de explicar um comportamento permeado por ingredientes sociais. O único consenso é que a diferença entre os níveis de desejo de um casal prejudica o relacionamento e pode levar à infidelidade e a rompimentos, inclusive entre aqueles que dizem se amar.
O que fazer diante da incompatibilidade, uma situação mais rotineira do que se pode imaginar? Segundo os terapeutas, há uma série de maneiras de levantar o ânimo sexual de quem está, digamos, um pouco abatido: investir em uma viagem a dois, inovar nas carícias e, especialmente, conversar a respeito. “Até entre os casais que vivem juntos há muito tempo, o diálogo sobre sexo está longe de ser um hábito”, diz Sarah Murray, uma das autoras do estudo, da Universidade de Guelph, no Canadá. “Desconfio que os homens também perdem um pouco de desejo com o tempo, mas não têm coragem de assumir isso, nem para mim, nem para si mesmo”, diz a pesquisadora. Acho que ela tem razão.

Brasil terá relator em simpósio sobre abusos. Conheça-o




RealAudioMP3 
Cidade do Vaticano (RV) - O promotor de justiça do Vaticano, o Arcebispo Charles Scicluna,
afirmou nesta quinta-feira que os abusos sexuais contra menores cometidos por eclesiásticos “não são apenas um pecado, mas um crime”, e que a Igreja tem o dever de colaborar com o Estado para evitá-los.

Entrevistado pela Rádio Vaticano, Dom Scicluna explicou os objetivos do simpósio sobre os abusos que será aberto no próximo dia 6 na Pontifícia Universidade Gregoriana de Roma.
O simpósio terá no primeiro dia o testemunho de uma vítima dos abusos - informou o promotor, que insistiu na necessidade da formação de agentes pastorais para evitar esses casos.
“Rumo à cura e à renovação”: é o título do simpósio que reunirá delegados provenientes de 110 Conferências Episcopais e de 30 ordens religiosas.

Pe. Edenio Valle é sacerdote há 50 anos e psicólogo há 45. Trabalha na PUC de São Paulo, atuando no programa de censo da religião. Tem grupo de pesquisa credenciado no Conselho Nacional de Pesquisas sobre Psicoterapia e Religião.

Por solicitação da CNBB, Pe. Edenio realiza pesquisas sobre os padres no Brasil, orienta teses de mestrado e doutorado. Assessor de dezenas de congregações masculinas e femininas, e de centenas de dioceses no Brasil, ele tem em sua bagagem 12 anos de experiência como diretor do ITA, Instituto Terapêutico “Acolher”, em São Paulo, onde, com um grupo de 15 psicólogos atende o clero e a vida religiosa com problemas psicológicos sérios. O Instituto já atendeu mais de mil casos.

Convidado como relator do Simpósio, Pe. Edenio, entrevistado em exclusiva pela RV, adianta o conteúdo de sua palestra:

Deram-me um tema sobre o qual vou falar: ‘Religião, sociedade e cultura, em diálogo’. Este tema está inserido num conjunto de 10 palestras. Não vou entrar em aspectos propriamente jurídicos, pastorais ou mesmo psicológicos. Vou fazer uma abordagem de natureza psico-sociológica. Penso que no tema que me foi confiado, o importante é a palavra que vem no fim: ‘em diálogo’. Tenho a impressão que os organizadores desta conferência tinham em mente colocar a Igreja em diálogo com a realidade, a realidade da sociedade hoje, plural e diversificada. De um lado, a realidade da cultura, com valores, comportamentos e padrões que já não são aqueles que a Igreja católica propõe. Este fenômeno, aqui na América Latina, também se torna cada vez mais forte e mais abrangente. É o caso específico do Brasil”.

Pe. Edenio Valle contextualizará seu pronunciamento à realidade brasileira, incluindo o fenômeno da migração religiosa:

Como se pede que fale de religião, eu toco no campo religioso brasileiro. Hoje há uma massiva passagem de milhões e milhões de brasileiros de um catolicismo popular, sem assistência pastoral adequada devido à falta de padres e de recursos, uma população cada vez mais urbana, para religiões de origem carismática norte-americana que usam dia e noite a televisão e a rádio. Através desta forte presença midiática, atraem milhões de pessoas, sempre voltados à subjetividade: curas divinas, expulsão de demônios, milagres feitos diante das multidões. Pode-se ver isso em qualquer TV brasileira, dia e noite. Neste quadro, eu vou colocar a questão do abuso sexual por parte dos padres. Tenho conhecimento do que se passa em nível mundial, mas trarei alguns dados recolhidos aqui”.

O professor insere no conteúdo de sua palestra também a bagagem clínica acumulada na experiência do ITA:

Meus dados mais importantes são de natureza clínica: discutir com colegas, psicoterapeutas que fazem este tipo de atendimento. Meu conhecimento também é pastoral: trabalho com padres e sei como esta problemática aparece em padres abusadores. A questão do simpósio se volta mais especificamente para a chamada “pedofilia” e trata do abuso sexual de menores. Sobre este tema especificamente, não tenho nenhum estudo, mas tenho a prática clínica; portanto, vou partir daí para tentar mostrar que a Igreja católica nesta conjuntura não pode se voltar só para o seu problema interno e para a assistência ao clero. Tem que ver o problema sócio-cultural, o ambiente de exploração ‘via mídia’ e não só, e a liberalização de costumes, onde a sexualidade passa a ser muito banalizada. Aí dentro dá-se uma confusão da identidade de gênero e da identidade sexual das pessoas, e neste contexto eu situaria o problema do atendimento dos padres. Tenho interesse na questão do atendimento das vítimas, sobretudo crianças, o que no Brasil é ainda muito atrasado”.

Para ouvir a entrevista, clique acima.
(CM)

http://www.oecumene.radiovaticana.org/bra/articolo.asp?c=560177

La transexualidad no es una enfermedad


CLAVES DEL EROTISMO Y LA SEXUALIDAD EN LA PAREJA, SEXUALIDAD Y MACHISMO, Y NUEVOS PARADIGMAS DE LA HETEROSEXUALIDAD

La Habana, (PL).- La transexualidad no es una enfermedad mental, pero las personas transgénero padecen malestares y mucho sufrimiento y necesitan tratamientos hormonales y cirugías, coincidieron reconocidos especialistas de ocho países en el VI congreso de educación, orientación y terapia sexual en La Habana.

El VI congreso cubano de educación, orientación y terapia sexual fue inaugurado el lunes en La Habana y contó con la participación de reconocidos expertos de Estados Unidos, España, Bélgica, Ecuador, Venezuela, México, Colombia y Cuba. Transexualidad, machismo, masculinidades, violencia, VIH, familia, sexología clínica, disfunciones, adolescencia, juventud, sexo e internet, entre otras temáticas, conformaron la agenda de trabajo del evento que culmina este 26 de enero, con una jornada dedicada a la diversidad, y políticas sociales, y las sexualidades en un mundo cambiante.
Destacada fue la conferencia impartida por la psicoterapeuta de origen belga Esther Perel sobre erotismo y sexualidad en la pareja, así como la del experto español Oscar Guasch acerca del trabajo sexual masculino en el sur de Europa.
En el VI Congreso se analizó también el problema del abuso sexual infantil, que por lo general es una experiencia prolongada y no un hecho aislado. Estudios recientes del informe del estado mundial de la infancia, 2007 muestran que hasta el 2% de los niños en el mundo pueden haber sido víctimas de esa problemática.
Se trata de un fenómeno actual que ocurre en cualquier contexto y diferentes niveles educacionales de la familia de la víctima y el abusador. La mayoría de las veces sucede como resultado de dificultades en la comunicación y necesidades afectivas no resueltas de padres y madres con hijos e hijas, desconocimiento y falta de información de los progenitores acerca de la sexualidad de su descendencia, aseguraron los especialistas.
Es por ello que los participantes recomendaron preparar y divulgar información sobre abuso sexual para todos los grupos de edades, profesiones y oficios y fortalecer los equipos de trabajo multi e interdisciplinario que permitan el mejor seguimiento e integración de los casos.
De otra parte, Mariela Castro Espín, presidenta del evento, disertó sobre la educación sexual en los procesos de transformación social en la isla. Explicó que en Cuba desde etapas tempranas de la transición socialista se conformó un programa educativo nacional, en el que participaron organismos del Estado, instituciones sanitarias y sociedad civil.
Sin embargo, se debió pasar por un largo proceso, el cual inició bajo una concepción bionormativa centrada en las mujeres y su función reproductiva, hasta lograr incorporar paulatinamente una visión integral, basada en los derechos de todos. Es en 1996 que se crea el Programa Nacional de Educación Sexual en la escuela con enfoque de género: Por una educación sexual responsable y feliz; y en la actualidad se extiende a toda la nación.
La educación de la sexualidad desde los paradigmas emancipatorios frente a los modelos de dominación aprendidos nos sitúan ante un compromiso de expansión social que pondere los valores humanistas de solidaridad, igualdad y equidad social, resaltó Castro.
Erotismo y sexualidad en la pareja
Siempre se dice que los problemas en la sexualidad vienen de problemas relacionales, pero muchas parejas se aman y comunican bien, y se quejan de la falta de erotismo. Eso muestra que una buena intimidad no siempre garantiza una buena sexualidad, aseveró la psicoterapeuta Esther Perel, una de las investigadoras más respetadas en el mundo de la inteligencia erótica y docente de la Universidad de Nueva York.
La experta señaló que en la actualidad la pareja está llena de expectativas, muchas de ellas nunca antes puestas en una misma persona. Ocurre que buscamos que la pareja nos proporcione lo que antes nos daba todo un pueblo o la familia extendida: sentido a nuestra vida y un sentimiento de pertenencia, de continuidad, además de todas las cosas que esperamos del matrimonio, como el apoyo económico y constituir un núcleo familiar. Pero al mismo tiempo queremos sea nuestro mejor amigo, confidente y amante apasionado.
Son muchas cosas para una sola persona, manifestó Perel. Si buscamos en la relación romántica todo el sentido de seguridad que antes encontrábamos en la comunidad o la familia extendida, no vamos a tener la capacidad de dejar la distancia, el espacio que necesita el deseo para mantenerse. El fuego necesita aire y muchas parejas hoy no se dejan suficiente aire el uno al otro.
La pareja romántica siempre está hablando de estar juntos y confunde la intimidad con control y fusión. No obstante, la libertad no significa enamorarse de otro, es simplemente mantener la individualidad dentro de una relación estable, aclaró Perel.

Masculinidades, sexualidad y machismo
América Latina tiene una deuda con la lucha contra el machismo, un concepto que se define como una forma de mirar y construir la realidad, signada por formas concretas de pensar de la sociedad, aseguró Edgar Vega, especialista de la Universidad Andina Simón Bolivar de Quito.
El experto explicó a Prensa Latina que la sexualidad machista, marcada por las políticas ideológicas de las culturas es la preponderante en la región, y afecta de manera negativa tanto a las mujeres como a los propios hombres. Y es que la sexualidad es el campo más conflictivo de los seres humanos, donde se enraízan todas las discriminaciones, destacó.
En el machismo, la mujer y lo femenino tienen las de perder, y los hombres no podemos seguir viviendo al amparo de ciertas prerrogativas que nacen de matrices inequitativas, aseveró Vega. La masculinidad hoy se desmonta y apela a todos los aportes que ha hecho la feminidad a la humanidad, dígase el diálogo, la no violencia, soberanía del cuerpo, belleza. Todo ello puede estar acorde con la masculinidad, una apuesta por la vida y nuevas formas de convivencia, señaló Vega.
Prostitución masculina y heterosexualidad
El trabajo sexual entre varones en el sur de Europa dejó atrás los espacios callejeros y hoy habita la Internet y las redes sociales, aseguró Oscar Guasch, antropólogo de la Universidad de Barcelona, España. Tras analizar la evolución de la prostitución masculina -algo que él define mejor como trabajo sexual entre hombres- en países como Italia, Grecia y Portugal en los últimos años, Guasch considera que el problema no es la homosexualidad, sino la homofobia. El experto explicó a Prensa Latina que esas naciones, además de España, son homófobas, aunque las leyes no persigan las relaciones sexuales entre varones.
Describió las fases por las que considera ha pasado la homosexualidad, período “pregay”, condicionado a los espacios públicos y socialmente visible, modelo “gay”, de los años 80, donde se institucionaliza esa práctica, se crean espacios específicos para encuentros, y se pasa de la vergüenza al orgullo. Y por último la era “post gay”, influida por las nuevas tecnologías de la comunicación, que transforman las maneras para el encuentro y la socialización, pero donde todavía existe la homofobia, aunque de modo más sutil.
En otro momento de la conversación se refirió a la heterosexualidad, definición que considera no como orientación sexual, sino, una forma de relacionarse con otras personas organizadas en torno al mito del amor romántico, de la pareja estable mutuamente fiel. Este concepto, propio de la sociología, no coincide, sin embargo, con lo que establecen psicólogos, psiquiatras y médicos, quienes sí la consideran una orientación sexual.
La heterosexualidad nace en el siglo 19, con la Revolución Industrial, cambia en el 20, y ya en el 21, con la sociedad del conocimiento está más disgregada, pero es importante no pensarla como lo hacen los médicos sino, establecerla como una forma de vida o como un estilo emocional. Esta es una perspectiva distinta, una mirada distinta desde la sociología, aseveró. Existe el amor entre varones y el amor entre mujeres, parejas de este tipo en los que valen las mismas características de la heterosexualidad, aseveró el experto, autor de tres libros colectivos sobre sexualidad y de otros tres sobre género.
Nuevos paradigmas de la transexualidad
Reconocidos especialistas estadounidenses participaron en un simposio sobre transexualidad durante la jornada inaugural del VI congreso cubano de educación, orientación y terapia sexual. Nuevos paradigmas, estándares y cuidados, leyes y políticas públicas, así como la visión de la Asociación Mundial de Profesionales para la Salud Trans (WPATH), fueron algunos de los aspectos presentados en un panel moderado por el especialista cubano Alberto Roque, del Centro Nacional de Educación Sexual (Cenesex).
Los científicos coincidieron en que la no conformidad de género no es algo patológico, y resaltaron la importancia de un adecuado acceso a la atención de la terapia hormonal y la cirugía.
Los nuevos estándares muestran el importante papel que las personas transexuales y transgénero han jugado en el cambio del panorama de la salud de este grupo poblacional en algunos países. De ahí que se necesita educar a la población, sobre todo a los profesionales que participan en la elaboración de los manuales de clasificación, para retirar este problema de la lista de trastornos mentales, y evitar que las personas transgénero sufran estigma y discriminación, planteó la presidenta de la WPATH Lin Fraser.
La WPATH, una organización global con sede en Estados Unidos, trabaja con personas transexuales desde los años 60, y tiene la responsabilidad de favorecer la terapia necesaria a cada individuo que así lo requiera, aseveró Fraser. En los años 60, la mayoría de ellos hacía una transición de un sexo a otro, basado en un sistema binario de interpretar el género masculino o femenino. Pero aprendimos que muchas personas no deseaban esa transición hacia el otro género, aprendimos que hay expresiones de género dentro de un espectro entre los dos polos binarios, y existen características diagnósticas, explicó Fraser.
La especialista destacó el trabajo que realiza Cuba en tal sentido, en particular el Centro Nacional de Educación Sexual (Cenesex). La isla realizó grandes progresos en esa área, al igual que Argentina. Refirió su interés por ampliar el intercambio y colaboración con la nación cubana, y espera que pronto el país pueda pertenecer a la WPATH, aunque existen algunas dificultades para ello, debido al bloqueo de Estados Unidos hacia Cuba.