La Sindrome di Samo: fare l’amore con i sieropositivi senza protezioni
La sindrome di Samo è stata descritta dall’Istituto di Malattie Infettive e dal Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna agli inizi degli anni ‘90 e presentata ufficialmente al Congresso Nazionale della Società Italiana di Psichiatria nel 1991.
Si tratta di una cosa ben diversa rispetto alle normali coppie sierodiscordanti, cioè quelle coppie composte da un individuo sieropositivo ed uno sieronegativo, e che utilizzano il profilattico per evitare il contagio. In questo caso ci si riferisce a personalità dipendenti e fragili, molto probabilmente depresse, con tendenze eroico-suicide, che fanno dell’amore non protetto con un partner HIV positivo una vera e propria ragione di vita, o di morte. Alcuni esperti addirittura attribuiscono a queste unioni una parte di responsabilità nel non riuscire a fermare l’epidemia di AIDS. In altri termini, la drammatizzazione della malattia può far danni così come ignorare i metodi di prevenzione corretta.
Dice lo studio: “Si è supposto che un’ampia informazione sulla pericolosità sociale dell’AIDS abbia potuto attrarre un gruppo di persone che attraverso questo virus esprimono il proprio autolesionismo”.
L’isola di Samo, nel mar Egeo, era famosa nel passato perché vi si trovava un lebbrosario molto particolare in cui non era vietato il contatto tra i malati e gli abitanti dell’isola, che anzi potevano intrattenere relazioni sentimentali e sposarsi con i malati.
Furono documentate le nozze di una ragazza in perfetta salute con un lebbroso, il quale non si risparmiava nel volerla contagiare e la ragazza dal canto suo era attratta mentalmente e fisicamente proprio dal fatto che il partner fosse gravemente malato. L’Istituto di Malattie Infettive dell’Università di Bologna si è ispirato a quest’isola per dare il nome a tale inclinazione psicopatologica, dopo aver studiato per anni casi, in particolare di donne, che avevano partner malati di AIDS.
Questa sindrome fa parte della categoria dei comportamenti erotico-sessuali non conformi, ovvero quei modi di agire, nella sfera sessuale e affettiva, che mostrano un forte disagio psichico di fondo. Come sempre, è indispensabile una diagnosi corretta e risulta necessario l’intervento di un sessuologo, già dai primi segnali, in modo che si possa intervenire sul conflitto interiore che mette in pericolo la vita del soggetto. “La forma erotica dell’odio”, come la definisce Stoller, e cioè la perversione sessuale -o più correttamente parafilia- trova espressione, nelle donne più che negli uomini, in una sorta di perversione degli affetti. La Sindrome di Samo è appunto una distorsione del rapporto sentimentale, con implicazioni nella vita sessuale e ripercussioni sulla salute.
C’è però da aggiungere che, se da un lato le parafilie a carattere sessuale non sono esclusivamente a carico degli uomini, quelle che riguardano la relazione di coppia con l’autolesionismo che talvolta ne deriva, non riguardano solo le donne, come sembrerebbe dalle ricerche dell’Università di Bologna. Un triste esempio ci giunge dagli Stati Uniti, dove verso la fine degli anni Novanta si diffusero alcuni siti internet in cui gli uomini gay cercavano partners sieropositivi per farsi infettare. Una delle spiegazioni che furono date di questo fenomeno è connessa all’ansia ed alla pressione sociale che subiva la comunità gay per lo spiacevolissimo binomio “omosessualità e malattie a trasmissione sessuale”. Essere contagiati volontariamente, in questo caso, significava controllare l’angoscia di esserlo per sbaglio. Non è una coincidenza che alcuni soggetti –come ci dicono le statistiche- si sentano quasi “sollevati” nello scoprirsi infetti, non sentendo più una spada di Damocle che gli pende sulla testa. Tuttavia non è escluso che i frequentatori di questi siti avessero spostato le proprie difficoltà emotive e relazionali su questo tipo di rapporto sessuale e sentimentale autodistruttivo.
Scritto venerdì, 17 giugno, 2011 alle 10:31 nella categoria Salute e sessualità, Varie. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. Puoi lasciare un commento, o fare un trackback
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